Ma, passata la tempesta, ecco riapparire nella coscienza l'arcobaleno dell'istinto materno. Despine racconta il caso di una ragazza che, subito dopo aver partorito, gettò il bambino in una latrina. Lo riportano a lei ancor vivo. La maternità si risvegliò. Lo afferrò con tenerezza, lo riscaldò, lo allattò. E da allora fu madre amorosa(7). Joly notò nelle infanticide rinchiuse nelle carceri parigine un vivo desiderio di maternità. È commovente il caso di quella giovane infanticida che si fabbricava continuamente delle bambole con la biancheria e le cullava dolcemente, per illudersi di essere madre.
Di fronte all'infanticida sta la donna senza figli, la madre in potenza, o la mancata. Ecco la bambina che culla amorosamente la bambola, ed ha per essa cure, pensierini ed espressioni di tenerezza nelle quali si inarca l'aurora della futura maternità. Ecco la zitella che invecchia e confonde la tristezza delle perdute speranze di una famiglia propria con la materna tenerezza per i fratelli minori, per i bimbi dei parenti, degli amici, dei vicini, o... per i gatti, i cani, gli usignoli.
L'inaridimento, l'acidità spirituale di certe zitelle dipende, spesso, dalla mancata maternità, più che dalla mancata vita matrimoniale. Gli è che l'istinto della maternità è un elemento basilare nella vita della donna. La donna senza figli non è solo una madre mancata. È anche una mezza donna. Quante qualità innate deve possedere una donna, quale buona educazione deve aver ricevuta, per mantenere un celibato che non inaridisca nell'egoismo e non scivoli nella vita galante!
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Joly
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