E so che, intorno al 1922... So insomma che i vincoli morali della famiglia si allentano per forza di cose e che i vincoli giuridici dovranno mutare anche essi e che lo Stato a poco a poco dovrà impadronirsi del figlio, del quale s'è già impadronito con la scuola e con la caserma, sempre di più».
Il programma dello stato bambinaio è la quintessenza del neo-malthusianismo morale e civile. Nasce dal volgare egoismo di un ragionamento che scivola così:
— Non tutte le donne sono così facili come desidererebbe la nostra sete di godimento? Rivendichiamo per loro il diritto «di scelta e di volubilità»in amore. Le prostitute sono troppo costose e pericolose? Assicuriamoci femmine sane e gratuite. Le donne debbono mantenersi da sole, e darci il fiore della giovinezza. Quando invecchiano, non ci interessano più, quando si ammalano c'è l'ospedale, quando partoriscono c'è la Maternità. Per i figli il brefotrofio, poi il collegio.
Che Stato comodo questo Stato che assicura l'amore senza grattacapi! Almeno negli utopisti statolatri, da Platone a Bebel, l'inumana negazione della famiglia assurge a dignità di necessità sistematica, e mira ad un migliore ordinamento sociale! Invece negli emancipatori della donna borghesi, anche se sedicenti rivoluzionari, la negazione della famiglia è meschina quanto volgare. E non risponde alla realtà, nella quale ci sono molti matrimoni mal combinati, molte famiglie sconvolte dal vizio, molte paternità dubbie, molte fedeltà coatte, ma ci sono anche famiglie che non vivono nè il dramma nè la pochade, ma sono invece tranquille, sane ed elevate, nelle quali la tradizione morale si effettua in una feconda trasmissione di affetti, di memorie, di attitudini.
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