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      Ma non è ancora l'amore. Amare tutti somiglia molto a non amare nessuno.
      Possiamo forse soccorrere, ma non possiamo piangere tutte le sventure, perchè altrimenti la nostra vita si scioglierebbe in lagrime; e nondimeno le lagrime di simpatia sono la più dolce consolazione per un cuore che soffre. La statistica dei decessi e delle nascite può offrirci dati interessanti per conoscere i bisogni della società, ma non ci dice nulla al cuore. Ci è materialmente impossibile addolorarci per ogni uomo che muore e gioire ad ogni nuova nascita.
      E se non amiamo alcuno più teneramente degli altri; se non vi è un solo essere al quale siamo più particolarmente disposti a consacrarci, se non conosciamo altro amore che quello moderato, vago, quasi teorico che possiamo provare per tutti, la vita non sarebbe meno ricca, meno feconda, meno bella? La natura umana non sarebbe diminuita nei suoi più belli slanci? Non saremmo privi delle gioie più profonde? Non saremmo più infelici?».
      Certe femministe non arrivano a sostenere l'abolizione della famiglia, ma ne fanno una cosa piatta, senz'anima. Credo interessante citare questi passi di Ellen Key:
      «Il programma delle femministe è semplice. Si hanno degli asili infantili, una scuola, un dormitorio per i bambini; il loro numero vien fissato dallo Stato. Una cucina comune con servizio automatico. Una tenuta di casa ridotta all'addizione dei libri cassa... terminato il lavoro una conversazione telefonica con ciascun bambino; due ore di sport e di vita all'aria libera.


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L'emancipazione della donna.
Considerazioni di un anarchico
di Camillo Berneri
pagine 60

   





Ellen Key Stato