Il dopopranzo dieci minuti di conversazione col marito; trentacinque minuti di tregua per raccogliere le idee; la serata è consacrata a delle riunioni di carattere pratico e sociale. La domenica s'invita il marito e i bambini; tre ore sono consacrate a correggerli dei loro difetti; il resto del tempo giuochi utili. Una donna come questa non pensa mai ai suoi figli mentre lavora; non sente mai il desiderio di parlare dieci minuti di più col marito. Essa si sveglia riposata dopo il numero d'ore di sonno fissato dall'igiene... tutto è regolato come un orologio».
«Quando le donne sacrificheranno durante i primi anni di vita dei bambini la loro attività personale al dovere di madre, allora il problema dell'affermazione dell'io femminile sarà sciolto in pari tempo con il sacrificio del proprio còmpito sessuale.
No, risponde la signora Perkins-Gilman, — e con lei molte femministe, — la soluzione di questo problema è l'educazione fatta dallo Stato. Guardate tutte le famiglie dove i bambini non trovano nè le condizioni fisiche nè le condizioni intellettuali per lo sviluppo normale. L'educazione collettiva sola presenta tutte le garanzie, ed essa sola offre modiche condizioni pecuniarie. Una donna non è libera che se non deve occuparsi nè della «nursery» nè della cucina. Per una donna abituata alla vita pubblica, i lavori domestici sono monotoni e fastidiosi. Al contrario una donna che sceglie liberamente il compito dell'educazione infantile potrà avere soddisfazione. La maggior parte delle madri amano i loro piccini ciecamente, come la scimmia, e quando essi crescono questa tenerezza imprudente diventa sempre più irragionevole.
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Perkins-Gilman Stato
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