Come si vede, è frequente il caso di ragazze condotte a prostituirsi in seguito a «fattacci», che sono rari per le ragazze che vivono in famiglia, mentre sono piuttosto frequenti fra quelle che sono abbandonate a loro stesse(19). Tipico, sotto questo aspetto, è un caso presentato dal Ferriani. Una sarta di ventidue anni, viene sedotta da un ricco. Rimasta incinta, è costretta ad abbandonare l'impiego. Il seduttore, al quale si rivolge per aiuti, le dà venti lire, dicendole di arrangiarsi. La disgraziata si prostituisce e partorisce, stando seduta su una latrina. Viene condannata. Ecco prostituta ed infanticida una donna che, con l'aiuto della famiglia, avrebbe, forse, potuto salvarsi.
Il lavoro extrafamiliare presenta gravi pericoli per le ragazze anche dal lato fisico. Il lavoro industriale esercita su di loro un'azione involutiva analoga alla involuzione anatomo-fisiologica delle api operaie. Le operaie presentano una riduzione dei caratteri sessuali secondari, cioè scarso sviluppo delle glandole mammarie, tratti maschili del volto, voce grossa, bassa ed aspra, bacino ristretto(20), tardivo sviluppo pubere e, spesso, sterilità.
Se nelle tribù selvagge o primitive, che conducono una vita di penoso lavoro e di stenti, le donne a trent'anni sono decrepite, se nei paesi progrediti le operaie invecchiano anzi tempo, questo sta a dimostrare che la salute e il vigore della donna ed il lavoro pesante non sono conciliabili. L'anemia e la nevrastenia sono molto diffuse fra le operaie, e questo perchè la donna è meno atta dell'uomo a sopportare lavori gravosi.
| |
Ferriani
|