Tre aspetti, dunque, della questione femminile mi hanno particolarmente colpito: la donna madre nell'amore; la donna madre mancata; la donna operaia.
La tragedia fisica e morale della donna mi interessa più della commedia della femmina.
Le donne sono disgraziate nell'amore, perchè non capiscono l'uomo e non sono capite da lui.
Lo scultore norvegese Vigeland ha scolpito un gruppo che rappresenta con grande semplicità l'incomprensione dell'anima maschile di quella femminile e viceversa. Un uomo ed una donna sono così vicini da toccarsi con le spalle, ma i loro volti, i loro sguardi sono voltati da due parti opposte.
Ho cercato di far voltare qualche coppia di volti sì che gli sguardi si incrocino, col combattere alcuno dei più diffusi pregiudizi, dei più banali luoghi comuni. Ma non vorrei esser preso per un madrigale vivente. Che molte donne siano false, superficiali, stupide, grette e via di seguito, lo so. Ma più conoscono gli uomini e più capiscono i difetti delle donne, e più i loro pregi mi paiono grandi.
Ho mostrato simpatia per le zitelle. Sì, io penso con dolore alle donne che gli uomini trascurano, correndo dietro alle farfalle incipriate ed alle scimmie svenevoli, preferendo godersi la vita invece di vivere la vita nella sua interezza.
Applaudo a quello che afferma P. Viazzi nel suo libro psicologia dei sessi:
«Generalmente rimangono zitellone di preferenza proprio le ragazze migliori, per le quali un pudore vero esercitò la sua naturale ed intima funzione inibitrice e non si convertì in mezzo di seduzione, o qualche virtù di sincerità tolse il simulare non sentiti turbamenti amorosi generatori di amori in altri, o qualche onesta recezione delle regole del costume non permise il violare le regole stesse ad ogni opportunità e convenienza, o la medesima intensità del sentimento giunse a trascurare le cautele onde all'uomo è data l'illusione della vittoria».
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