Se tale approfondimento fosse stato conciliabile con l'economia di questo scritto, sarebbe, credo, apparso evidente che Bebel sposta la questione, quando osserva che le donne stesse non hanno alcun desiderio di far ritorno alle condizioni antiche patriarcali. Non si tratta di far ritornare la donna a filare la lana e a stare chiusa tutto il giorno in casa. Si tratta di conciliare i suoi bisogni di emancipazione con gli interessi della società, e si tratta, più che altro, di vedere se la donna trova nel lavoro extrafamiliare la propria libertà, il proprio benessere, il proprio miglioramento fisico, la propria elevazione morale, o, non piuttosto, una schiavitù peggiore di quella domestica. Come i borghesi rimpiccioliscono e falsano la questione facendo del problema della donna operaia, una questione di salari, di bilanci, così certi socialisti tengono presente soltanto il problema della emancipazione della famiglia, dai pregiudizi, ecc.
L'emancipazione femminile non può consistere nel fare della donna una femmina, o nel farne un maschio!
Il fine della donna è il matrimonio, quale lo definisce il Nietzsche: «Matrimonio chiamo la volontà concorde in due esseri di creare un terzo superiore a loro. E chiamo matrimonio la venerazione reciproca dei due volenti di questa volontà».
Anche nel popolo vi è uno stok imponente di donne che hanno fallito la loro destinazione: quella di essere madri e donna di casa, ma il celibato non è un fenomeno di fondamentale importanza nei riguardi delle classi povere.
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Bebel Nietzsche
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