La moglie entra nella famiglia lavoratrice come un cespide di guadagno; ma come tale ha ribadita la propria schiavitù domestica.
La tragedia della donna povera è questa: tutti hanno bisogno di lei. Ragazza, i genitori; fidanzata, il fidanzato; sposa, il marito!
E così si prostituisce o muore od imbruttisce prima di conoscere l'amore; si mascolinizza fisicamente e moralmente; si sacrifica e trascura i figli. Non è abbastanza operaia per vivere da sola, non è abbastanza maschia per non amare la famiglia, non è abbastanza femmina per non soffrire come donna. Ragazza, i pericoli della corruzione la circondano, il vuoto della solitudine la opprime, il lavoro è troppo pesante per il suo corpo in formazione e troppo monotono per la sua anima che verrebbe scorrazzare sotto il sole e cantare. Zitella, non sempre il lavoro basta a riempire la sua vita ed assicurarle un certo benessere e il riposo nella vecchiaia. Malata, non può che gravare sulla famiglia o andare allo ospedale. Desiderosa di amore non può darsi che a patto di umiliarsi nella parte di femmina in cerca del maschio, desiderosa di maternità deve affrontare la condanna moralista e la vita appesantita dalla responsabilità materna. Quanti problemi complessi e terribili presenta la questione dell'emancipazione per la donna povera!
Ma se la donna del popolo potesse conquistare la propria indipendenza mediante il lavoro maschile, la emancipazione economica compenserebbe la deformazione fisica e morale? Per la singola donna forse sì, ma per la società no.
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