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      Soprattutto le rime strana cosa ci parvero e barbara usanza, e quasi un sussidio trovato per supplire al mancamento della dolcezza e maestà del verso. Ma, con l’assuefare l’orecchio a quell’eco perpetua, siamo venuti a sentirvi un piacer nuovo, e troviamo più venustà e più vaghezza in cotanta varietà di metri e di accenti, quando son maneggiati da mano esperta. I pregiudizi, in fine, che neppur la perdonano ai morti letterati, svanirono, e col tempo e colla docilità siam giunti a gustare le nobili poesie del vostro Parnaso. Orfeo stesso, che non ha mai degnato di cantare su la sua cetera versi latini, e a paragon de’ greci non può soffrirli, fa udir sovente ai boschi e ai fiumi di questo soggiorno dolcissime canzoni italiane, mentre io con Omero godiam di parere a noi stessi più gravi e più armoniosi, mettendo le nostre similitudini e le più vive immagini dentro un’ottava rima, quasi in più nobil quadro. Ma non così dolci né così belle troviam d’ordinario le poesie di coloro che nuovamente vengon dai vivi e di versi italiani ci assordano. Quindi costoro, che per profession di poeti son pontigliosi e per ignoranza superbi, ci sprezzano e fanno insulto. Qual diletto e qual pregio possiamo, in fatti, trovare nell’opere loro, che nulla hanno di poesia fuorché qualche suono? Noi che sappiamo non consistere la poesia in parole ed in suono se non quanto son le parole espressioni d’immagine ovver d’affetto, e il suono stromento d’inganno e di diletto, come possiamo non esser noiati da’ loro versi esanimi e scoloriti e freddi più che ogni prosa?


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Lettere Virgiliane - Lettere Inglesi e Mia Vita Letteraria
di Saverio Bettinelli
1758 pagine 205

   





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