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      Che dirò poi delle varie lingue in che parla? Rafel maì amech zabi almi, Vexilla regis prodeunt inferni;
      di verno la Danoia in Austericch
      com’era quivi, che se Tabernicch
      vi fosse su caduto, o Pietrapana,
      non avria pur dall’orlo fatto cricch.
      E così fa versi in lingue particolari di Lombardia, e d’altre genti, che non pensarono mai dover entrare in un poema se non burlesco. Né queste bizzarrie già condanno come il vizio peggior del poema. Condanno l’esser questo presso a poco di un gusto e parlar barbaro e duro perpetuamente, benché le parole non sian sempre sì barbare. I glossatori trovano almeno i più be’ misteri del mondo e le più vaghe novelle che fosser mai, dentro a que’ strani linguaggi. Leggete, vi prego, i grossi trattati, che han fatto ne’ loro gran tomi su questi passi divini il Vellutello, il Landino, Benvenuto da Imola, il Daniello, il Mazzoni e tant’altri; e qual battaglie non attaccarono anche i moderni? Ma quando poi giungono al Purgatorio e al Paradiso, anch’essi questi campioni dan segno di stanchezza per quei diserti; perché dovete sapere che non ho citato se non se passi dell’Inferno, che è il più nobile e il più poetico della Divina Comedia, come già udiste. Tutto questo ho voluto leggere dopo l’ultima nostra conversazione e parmi d’averne intesa, se troppo non son temerario, la metà incirca; ma l’altre due parti ho scorse qua e là prestamente, per tema di perdermi in quell’eterna vacuità. Per la qual cosa, o Virgilio, tu non devi anteporre per alcun modo il tuo Dante ad Ennio o a Pacuvio, perché, se mancano questi di qualche bel passo e di fuoco e di forza per consolar chi legge, non hanno nemmeno la crudeltà di Dante, onde tormenta senza pietà le orecchie e la pazienza di chi si lascia condurre per quelle arene, per que’ precipizi, per quelle tenebre, per quel labirinto inestricabile ed infinito.


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Lettere Virgiliane - Lettere Inglesi e Mia Vita Letteraria
di Saverio Bettinelli
1758 pagine 205

   





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