Perché quai voli e pensieri più nobili ponno trovarsi di quelli onde le prime tre sono tessute? Qual invenzione ammirabile, nuova, ed ardente del più vivo foco, non è quell’accusa e quella difesa d’amore? Chi non si sente languir per dolcezza, e trasportare per estasi a quella fonte, tra quell’erbe e que’ fiori animati, in quell’aere sacro e sereno, che tutti pieni della bellezza di Laura tutti gli fanno onore e tributo, e rapiscono divinamente qua e là il poeta e chi va leggendo con lui? Che risplendenti e inusitate ed alte immagini, che sovrumani trasporti, che soave delirio ed ebrietà di passione infiammata non sentesi colà dentro per tutto? Diciamo il vero, amici poeti, mentr’io leggea questi pezzi, era ella più meraviglia o più invidia la nostra? Qual di noi seppe esprimere un sì divin pianto?
Et era ’l Cielo all’armonia sì intento,
che non si vedea in ramo mover foglia,
tanta dolcezza avea pien l’aere e il vento;
o nobilitare cotanto la forza, e l’ardore celeste di due occhi spiranti virtù?
L’aer percosso da sì dolci rais’infiamma d’onestate e tal diventa,
che il dir nostro e il pensier vince d’assai.
Basso desir non è ch’ivi si senta,
ma d’onor di virtute. Or quando maifu per somma beltà vil voglia spenta? .
Noi certamente gran fama otteniamo per le immagini inusitate, e gentili, e vive che i nostri versi colorano e fanno immortali. Ma, convien dirlo, assai sovente si rassomigliano l’une alle altre ne’ nostri poemi. I fiumi che versan l’onda fuori dell’urne, le naiadi de’ fonti, le ninfe de’ boschi, i zefiri nell’erbose campagne, l’aurora, che con le dita di rose apre le porte al giorno, e i cavalli del sole, e i vari occhi delle divinità, e l’ali della vittoria, e le trombe della fama, e l’amor con la benda, con l’arco, con le fiaccole, e tutto il resto, ritornano ad ogni passo tra l’opere nostre a comparire.
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Laura Cielo
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