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      Cornelio nipote, Isocrate, Fedro, ed altri antichi, ne son testimonio. E, per ultimo, confidate pur sempre nella fermezza degl’italiani, che, per qualunque sentenza, non lasciano mai di tenere ostinatamente il partito una volta abbracciato, e, per pochi seguaci che perder possiate, le migliaia vi saran sempre fedeli e più devoti che mai. Vedrete ben tosto quanti critici sorgeranno a difendervi, e quanti dotti criticheranno le critiche e le sentenze di Virgilio, d’Omero e degli antichi. —
      Ciò disse il Fracastoro, ed il congresso fu sciolto. Io finisco, voi state sani.
     
      LETTERA OTTAVA - AGLI ARCADI
     
      D’un grave scandalo debbo scrivervi contro mia voglia, Arcadi saggi, per cui l’amabile poesia, data dal cielo agli uomini perché fosse ministra di piacere e di virtù, divenne tra noi cagione di sdegni e d’infamie al Parnaso non conosciute e all’Elisio. A voi, che tra i versi e tra i poeti vivete, gioverà molto il conoscere sin dove giunga un furore poetico.
      Non cessavano gl’italiani poeti dal fare mal viso a quanti incontravano degli antichi nel regno dell’ombre, e mal nascondevano i sentimenti di sdegno e di vendetta contro di noi. Sapevamo per fama esser molti i poeti della gente vostra iracondi, e come aveano fatte battaglie atrocissime in poesia per ogni tempo, cosa ignota a’ dì nostri e a tutta l’antichità. Eransi già veduti correr quaggiù talvolta cartelli di sfida e di duello con vari nomi de’ combattenti. Castelvetro e Caro, Tassoni ed Aromatari, Dolce e Ruscelli, Pellegrino e Salviati, Bulgarini e Mazzoni, Marini, Murtola e Stigliani, Beni e Nisieli, e molti e molt’altri aveano dopo morte raccese le antiche discordie, e vantavansi tra i più celebri combattitori e duellanti de’ quali ricordimi; senza parlare dell’accademie intiere e radunanze e città entrate in tenzone, e delle intiere biblioteche di libri contenziosi usciti a critica ed a difesa or di Dante, or del Tasso, ora dell’Ariosto, e quali per una canzone, quali per un sonetto, molti ancora per un sol verso, che accesero vasti incendi, e talor vennero (chi 'l crederebbe?


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Lettere Virgiliane - Lettere Inglesi e Mia Vita Letteraria
di Saverio Bettinelli
1758 pagine 205

   





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