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      Fatta comune alla moltitudine, avvien senza dubbio, che il numero degli sciocchi prevalga, e rimangane oppressa la fama ed il nome degli ottimi troppo scarsi; laddove, a’ pochi comunicata, più fortemente a que’ pochi si fa sentire che per lei nati sono. Nel qual pensiero mi confermai, vedendo qua e là per le strade nelle mani medesime de’ plebei, e su le scaffe de’ venditori più vili, non altro che libri di versi, e leggendovi di passaggio i nomi di Venere e d’Imeneo, di Temi e di Pallade, e dove una laurea, dove le nozze in gran lettere su i frontispizi, che il titolo di Raccolte portavano in fronte. Così, pien di dubbiezze e di maraviglia, m’andava aggirando né sapea dove, e cercava pur di trovare ove legger potessi a mio bell’agio poeti italiani, senza impacciarmi de’ gallici o de’ britanni, a’ quali non sapeva accomodarmi l’idea. Udii finalmente parlarsi di biblioteca da cotai due che, in una gran porta entrando di magnifico albergo, a salir si mettevano una marmorea scala ed amplissima. Dietro lor m’avviai senza più, né più bello spettacolo mi venne veduto mai. Il numero e l’ordine e lo splendor de’ volumi, e gli ornamenti medesimi di quelle sale, mi richiamarono a mente la palatina biblioteca Apollinea d’Augusto. Mi volsi tosto alla classe de’ poeti, ove trovai di che contentare la mia curiosità largamente. Ve n’erano le migliaia di soli italiani, rimpetto a’ quali greci e latini assai pochi sembravano. Ma ben provveduto aveano alla nostra fama gli stampatori e i commentatori, che ci aveano multiplicati in infinite edizioni, e a gran tomi ridotti.


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Lettere Virgiliane - Lettere Inglesi e Mia Vita Letteraria
di Saverio Bettinelli
1758 pagine 205

   





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