Incitate e ravvivate tante anime copiatrici e servili, imponete silenzio a tante altre gelate, insensibili e morte ad ogni pittorica scena, ad ogni immagine splendida, ad ogni nobile e ardente affetto, ad ogni nuova felice ardita finzione, dannate infine e flagellate tanti abusi funesti che tutta guastano la bellezza della vostra lingua e degl’ingegni nati tra voi a gran cose. Siete pur voi mallevadori ed arbitri del buongusto in Roma, voi dittatori del parnaso italiano, voi che per instituto provveder dovete, che la repubblica delle lettere detrimento alcuno non prenda, e bandir, come veri romani, ed arruolare, ed in campo mostrarvi, qual facevasi anticamente al sorgere guerra più minacciosa che col nome chiamavasi di gallico tumulto. Voi dunque rendete utile il mio zelo, e quello de’ padri vostri greci e latini, e non soffrite che tante ombre gravissime abbiano sentenziato e che, sin d’oltre Lete ed Acheronte, abbian mandato indarno soccorso alla vostra poesia. State sani.
CODICE NUOVODI LEGGI DEL PARNASO ITALIANO
PROMULGATE E SOTTOSCRITTE DA OMERO, PINDARO, ANACREONTE, VIRGILIO, ORAZIO, PROPERZIO, DANTE, PETRARCA, ARIOSTO, NE’ COMIZI POETICI TENUTI IN ELISIO.
INon si mettano i giovani allo studio di poesia come le gregge. Un di cento coltivisi, alcuni pochi se ne informino leggermente, il resto non si strazi con molt’ore d’eculeo e di tortura ogni giorno, e col tormento inventato da Mezenzio: Mortua quin etiam iungebat corpora vivis.
IIDiasi loro piccol compendio di pochi precetti, e sùbito i buoni esemplari da leggere.
| |
Roma Lete Acheronte Mezenzio Mortua
|