Ciò m’è accaduto più volte; e, per verità, ivostri letterati che trattano coi forestieri di tali materie rispettano poco l’ospitalità. Lasciamoli dunque ne’ lor pregiudizi e ridiamo tra noi. Siate discreto, ed io sarò libero a dirvi il mio parere. Ho diritto a questa libertà. Son tornato inglese perfetto con pochi mesi di Londra. Se io sentenzio i prìncipi o i re, a tavola, o al caffè, se peso l’Europa sulle bilancie dell’equilibrio, ben posso alzar tribunale tra i letterati e i poeti. E poi non ho io patente autentica di legittimo giudice in fatto di lettere italiane? Mi giovi almeno a questo il diploma d’Arcadia, che fui costretto a prendere a Roma, e che mi era dovuto, secondo il parere e le proteste di que’ molti letterati, poiché io sapeva qualche aria di Metastasio, e spendea qualche guinea. Ed era il primo mio viaggio in Italia, onde ancora vivea con gl’inglesi e scorticava i versi vostri e la prosa; pur quai lodi non mi davano per la mia pronunzia, per l’orecchio fino e il gusto delicato della mia lingua italiana, quando erano a pranzo da me! In ogni città mi volevano ammettere in qualche accademia, ed io gli ammetteva intanto alla mia tavola. Qui dibattevansi i punti primari della letteratura, e con le bottiglie si numeravano le decisioni. Mi si offerivano sonetti e dediche da ogni parte, e sono uscito d’Italia ben conoscendone il genio letterario, perché avea ben pagati i miei maestri. Addio.
LETTERA SECONDA
Non posso dissimulare che di tutte le nazioni, quanto alla letteratura, m’ha la vostra annoiato più di nessuna.
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Londra Europa Arcadia Roma Metastasio Italia Italia
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