Ma quante volte ho dovuto filosofare anche su questo, al veder quanto poco ci vuole a girar queste teste sì salde e sì forti! È troppo fresca la trista avventura del Bing, che in sì poco tempo ho veduto dai nostri impetuosamente esaltare come un grand’uomo, con più impeto giustiziare come un malfattore, e subito dopo compiangere come un cittadino tradito, vergognarsi, e pentirsi. Questi son giuochi della fortuna, alla quale è lecito tutto. Ma credereste voi che l’inglese, spregiudicato ed incredulo, si lasci talora trasportar dagli astrologhi, dagl’indovini, e corra dietro ai miracoli, come un fanciullo? Sapete pur quanta gente corse in folla per vedere un morto resuscitato, cui vantavasi di ravvivare un pazzo fanatico che pretendeva d’averne altri resuscitati per una sua virtù soprumana confidatagli dal cielo. Era seguìto per tutto da migliaia di curiosi, e di questi molti erano persuasi, e credo che avrebbe tratta seco l’intera nazione, se il magistrato prudentemente non prendeva il partito di obbligarlo a fare il miracolo pubblicamente, e in ora e in luogo prefisso, e coll’assistenza dei giudici(18), onde, convinto giuridicamente dell’impostura da quel cadavero, che sordo fu sempre alle sue sovrane ordinazioni, colui ne venne punito e la nazione disingannata. Se ciò non era, avreste veduto le convulsioni in Londra e le guarigioni miracolose che han fatto presso di noi tanto tempo ridicoli i parigini per la tomba di San Paris. Ma non sapete forse ciò che ho veduto con gli occhi miei, e appena lo potei credere a me stesso: gran parte della città di Londra trasportata alla campagna e sotto le tende poco tempo fa, perché un impostore(19) avea minacciato un tremuoto simile a quel di Lisbona e n’avea per lungo tempo intimata l’ora, il giorno e le circostanze.
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