Or fate ragione, e ditemi quanto vantaggio sia questo alla pace e al ben pubblico. Noi non avremmo forse avuto un Cromwel, un Chartress(24), né i francesi un Ravaillac e un Damiens, se ci fossero state le Raccolte da dissipare le loro furie maligne. E i claustrali e gli ecclesiastici in tanto numero, come passerebbono il tempo e la noia senza un tale aiuto? In somma, io trovo la politica degl’italiani sempre ammirabile e profonda. Mentre i francesi fanno progetti o sistemi o commedie o badinerie sopra le cose importanti (che per loro è tutto lo stesso), gl’italiani mettono mano all’opera e vanno al fine. Eccovi quel progetto dell’abate Coier(25) destinato a far ridere Parigi, eccolo reso fruttifero in Italia. Egli avea messa una tassa sopra sei vizi principali, e ne calcolava una rendita di cento milioni alla cassa regia. Tanto per le maldicenze, tanto per le galanterie, le infedeltà, ecc., e pretendea far un gran bene al popolo e ai poveri, che avrebbono pagato infinitamente meno de’ grandi, e chiamò questo, sull’esempio di Swift, la
pietra filosofale. In somma, la morale messa in bagattelle e le bagattelle in morale, come porta il suo titolo, il qual servir potrebbe a frontispizio d’un libro che facesse il carattere de’ francesi. Ma gl’italiani hanno seguita l’idea e messa una vera contribuzione su i vizi per mezzo delle Raccolte, facendo servire i vizi al commercio e nascer versi, raccolte, danai e lavori dalle prave inclinazioni degli uomini... —
Così andava dicendo il cavalier Digbei, che ben conosceste per uno di quegl’inglesi che mette in tutto la politica e il calcolo e che massime agl’italiani attribuisce i più bei misteri gratuitamente.
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