Ed anche questa è colpa come io diceva, della divisione delle vostre provincie, poiché vi manca un teatro assai vasto e popolato in cui si renda giustizia ai grandi attori dal maggior numero e si faccia tacere qualche plebeo del parterre, che in picciol teatro si fa sentire e insolentisce impunemente. Di questa indole e di questo genio litigioso partecipa tutta la vostra repubblica letteraria, accademie, università, giornali, novelle e manifesti, senza parlar delle tesi, conclusioni, atti pubblici dove intervengono spesso delle scene comiche, e delle tragiche ancora, a cui mi sono trovato presente. Credetemi: c’è qualche influsso, nel vostro clima, che sulle teste italiane predomina. Noi altri inglesi abbiamo altre materie intorno a cui esercitiamo il talento nostro rabbioso, onde stanno tranquilli i letterati, e in Francia, in cui la passione sovrana è il piacere, non si vuol perdere tanto tempo in litigi noiosi o insulsi. Ma tra voi questo è l’affare che trattasi con più caldo. Esaminate a sangue freddo le opere periodiche della nazione, in cui si rende conto dei libri e de’ letterati, e troverete sempre duelli e battaglie. Scorrete un poco la Storia letteraria d’Italia(27), il cui titolo mi dette tanta curiosità, e la lettura tanto fastidio. Vi parrà leggere il Davila o il Vertot della letteratura. Guerre civili e rivoluzioni empiono quella storia, che è quasi un campo di battaglia di tutta la nazione. Ed oh quai truppe e quante e di quali abiti e con quali armi vi passano la rassegna e vi fanno le loro scorrerie, i loro attacchi!
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