Il peggio è, che niuno vi resta morto giammai e che, anzi, nel tomo seguente torna più ardito e più temerario in campo, dopo ferite credute mortali. Mi divertì qualche momento un marchese Sale Vicentino, che vi faceva figura in decidere casi di morale, e un cappuccino, il padre N. N. autor d’una rettorica, che vi brillava per le figure rettoriche. Povera Italia, se questi libri, destinati a trattenere con dilettevole istruzione, divengono anch’essi tanto noiosi e spiacevoli! Per tutte le quali cose, sapete voi qual’ è la mia conclusione? Ma non prendete l’armi, vi prego, come i parigini la presero contro Rousseau, quando lor disse quella gran bestemmia. «Voi non avete musica»(28). E peggio, poi, quando loro provollo ad evidenza, almen secondo il parere di tutti i non francesi. La mia bestemmia è questa: «Voi altri italiani non avete letteratura italiana». Io, per provarlo, vi domanderei qual’ è la filosofia italiana, e quale la giurisprudenza italiana, e così del resto. Al che potreste forse rispondere mostrandone cento, ma non una mai. Stiam non di meno sull’argomento: ditemi, qual è il teatro italiano, quale la poesia italiana, e principalmente qual l’oratoria italiana? E qui potete pur mostrarmene mille, ma non una mai. Dunque, dico io, non v’è letteratura italiana, né gusto italiano. De’ gusti romani, de’ napoletani, de’ siciliani, ecc. ne troverete, forse, seppure alla Porta del Popolo non troviamo diverso gusto da quello di Porta Pia in Roma stessa. Ben dimostra il mio assunto il non vedersi modelli ed esemplari tra voi, che abbiano ancora fissato qualche cosa.
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