Oh che danno della patria e dell’uomo! E oh qual torto fatto alla patria, alla famiglia, alla società, che da noi esigono tanti uffizi e servigi più necessari!? Si dice che questo è un ramo del commercio, e che, bene o male, introduce danaio e fa circolazione, come il politico inglese pensava di cui v’ho scritto in altra mia. Ma non di politica io tratto, né degl’interessi del sovrano. L’interesse sol de’ privati e il vantaggio considero delle lettere, e, per questo riflesso, mi par veramente che Rousseau ben ragioni. Ma, lasciando anche Rousseau da parte e la sua quistione, l’onore della nazione io metto su questa bilancia, e dimando se han torto, i francesi e gl’inglesi, di men pregiare l’Italia che non le loro patrie, e di compiangere l’educazione de’ giovani italiani.
Grande ozio, e gran mediocrità di pensare, convien che domini nei caffè di Venezia! Ivi corrono per le mani alcuni librottoli, ne' quali niente s'impara, niente solletica, non un sale che punga, non un detto che resti in memoria, non un fatto istorico, un pensiero veramente sugoso ed istruttivo(33). Ma, in fine, malgrado questa cattiva educazione e nodrimento de' vostri compatrioti, la natura poi si risente, l'ingegno italiano, sagace per se medesimo e risvegliato, vede il niente e l'insulso di tali inezie, e rende loro giustizia non curandole, onde cadono al nascere. E quindi si vede un continuo alternare di stanchezza e di speranza ne' curiosi, un cambiar d'argomento negli autori e di materie, cercando titoli nuovi e mirabili per ingannar di nuovo il libraio e persuaderlo a spendere in carta e stampa, e per lusingare di nuovo i compratori a provveder l'opera sulla fede del frontispizio e degli elogi che gl'interessati ne fanno e i partigiani.
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