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      Per parlar meno inglese, parlo delle ridicole macchinazioni e minaccie che io udii fare e che lessi perfino in qualche foglio letterario. Io comprendeva benissimo che l’uscire una critica de’ poeti italiani, e particolarmente di Dante, come dicevasi, potea dare incomodo ad una nuova edizione dispendiosa di Dante(38) che usciva presso a quella, e che il libraio giustissimamente dovea sentirne gran noia e sbigottirsene. Il suo negozio è la sua accademia, il suo parnaso, e non v’ha per lui autor più dotto né più elegante di quello che ei vende a più caro prezzo. Tutti i libri che restano nel suo fondaco e non gli danno danaio son da lui risguardati come empi ed ereticali. Le belle passioni de’ librai verso un’opera ed un autore son buone per la prefazione e la dedica, la sua vera stima e tenerezza sta nel suo libro maestro de’ conti e delle commissioni. A Londra, a Parigi, a Lione, a Edimburgo, a Berlino, questa è la gloria, è l’immortalità, a cui aspira ogni libraio con le più nobili e più magnifiche edizioni, e dappertutto si procura d’abbattere e di screditare una edizione rivale, un libro nemico e il suo autore. Così pure in ogni luogo vi sono i dipendenti del libraio, i suoi poeti e prosatori salariati, che, secondo il bisogno, egli scioglie e caccia addosso chiunque può dargli noia. Levrieri, bracchi, can da toro, ve n’ha d’ogni sorta e d’ogni dente secondo la qualità degli assalitori. E questa suol essere gente agguerrita, intrepida, pronta a tutto, che non teme né morsi né ferite, e non misura le offese, e non risparmia né l’uomo né l’autore né la verità né l’onore.


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Lettere Virgiliane - Lettere Inglesi e Mia Vita Letteraria
di Saverio Bettinelli
1758 pagine 205

   





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