Abbondo anzi in lodare le persone di lettere oltre il lor merito, per maggior mia sicurezza, quando debbo o parlare co’ letterati, o scriver di loro o dell’Italia per necessità. Son giunto a farmi soggetti alcuni di essi e i più guerrieri tra essi con piccole pensioni o regali, e non manco mai, nel pubblicare qualche mio libro, di prevenire un novellista fiorentino(46) con mortadelle di Bologna, delle quali è ghiottissimo. Questa è la focaccia d’Enea gittata al can Cerbero, perché non latri o morda. In somma, voi lo sapete, bisogna anche sagrificare ai Dii mali, perché non nuocano. Da questo ben intendete s’io poteva soffrire l’accusa, che alcuni incominciarono a darmi, di complice e parte nell’edizione de’ tre poeti e degli sciolti, e principalmente di quelle Lettere di Virgilio e delle critiche di Dante, che già faceano rumore e scandalo prima d’esser vedute. Amai piuttosto di comparir pusillanime che d’arrischiar la quiete, e non badai a sacrificare un amico di molt’anni ricordandomi d’un bel passo(47) delle lettere di madama de Sevigné, in cui, nel pericolo di annegarsi per una lite o ella o un tal galantuomo, conchiude che era giusto annegar lui per salvare se stessa. Feci in questa occasione quel che avea veduto fare a Londra in quella famosa scena di commedia del vostro celebre e inimitabile Garrick(48), sebben vi ricordate quando, anni sono, eravamo al teatro di Couvent-garden(49), non mi ricordo in qual commedia.
Sorridendo il conte a questa citazione, ch’io non volli fargli spiegare per non perder tempo, benché non l’intendessi:
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