Ma non potei dissimulare una specie di compassione mossa in me del vederlo in sì piccol teatro, e in necessità di star dietro la scena anche su questo, dopo tanta figura e sì gloriosa fatta da lui nei gran teatri della letteratura e delle corti. Al che mi rispose che il suo studio era la filosofia del comodo e del sapersi adattare alle circostanze.
— L’Italia — mi disse — è in quello stato, che voi ben vedete, di decadenza e di abuso di talenti, che pur vi nascono in sì gran copia. Certo, negar non posso che i grandi oggetti, ai quali io m’era avvezzo, non mi facciano, ricordandoli tra questi sì piccoli, della noia e del languore. Ma la cura di mia salute pregiudicata, e il disinganno, e l’amor della quiete, che vengon cogli anni e coi mali, mi fanno aspettare con pazienza migliori circostanze. Intanto mi diverto tra l’arti e gli artisti di talento. Le pitture, le sculture, le ricerche istoriche e letterarie, mi occupano bastantemente. Che volete voi farci? Mentre i Maupertuis vanno al cerchio polare(59), i La Caille al Capo di Buona Speranza, i Bouguer e La Condamine al Perù(60) per assicurar la figura del globo, e mentre voi altri signori inglesi avete il coraggio di andare a levare i disegni delle ruine di Palmira, osando un vostro privato di portar quasi una città dell’Asia a Londra in una nave armata per questo a bella posta, e mentre insino ai Russi fanno delle spedizioni e tentativi generosi per trovare un passaggio in America pel Nord-Est, i poveri italiani, che furono i primi a darvi esempio con Marco Polo(61), coi Cabotta e i Zeni e con Colombo, sono ridotti a far dei versi, a spiegare una iscrizione o una medaglia inutile, ed a levare al più qualche disegno d’un arco, d’una scala o d’una facciata di chiesa, per non tornare di nuovo al gusto del mille tra la barbarie e l’ignoranza de’ tempi ostrogoti.
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