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      Ma basti per ora. Addio.
     
      Nota 1. Bembo, Della volgar lingua, lib. 2. «Ma, se il vero dir si dee tra noi, che non so quello ch’io mi facessi fuor di qui, quanto sarebbe stato più lodevole, che egli di meno alta e di meno ampia materia postosi fosse a scrivere, e quella sempre nel suo mediocre stato avesse, scrivendo, contenuta; che non è stato, così larga e così magnifica pigliandola, lasciarsi cadere molto spesso a scrivere le bassissime e le vilissime cose; e quanto ancora sarebbe egli miglior poeta che non è, se altro che poeta parere agli uomini voluto non avesse nelle sue rime. Ché, mentre che egli di ciascuna delle sette arti, e della filosofia, e, oltre a ciò, di tutte le cristiane cose maestro ha voluto mostrar di essere nel suo poema, egli men sommo e meno perfetto è stato nella poesia. Conciossiacosaché, affine di poter di qualunque cosa scrivere che ad animo gli veniva, quantunque poco acconcia e malagevole a capir nel verso, egli molto spesso ora le latine voci, ora le straniere che non sono state della Toscana ricevute, ora le vecchie del tutto e tralasciate, ora le non usate e rozze, ora le immonde e brutte, ora le durissime usando, e allo incontro le pure e gentili alcuna volta mutando e guastando, e talora, senza alcuna scelta o regola, da sé formandone o fingendone, ha in maniera operato, che si può la sua Commedia giustamente rassomigliare a un bello e spazioso campo di grano, che sia tutto di avene e di logli e di erbe sterili e dannose mescolato, o ad alcuna non potata vite al suo tempo, la quale si vede essere poscia la state sì di foglie e di pampini e di viticci ripiena che se ne offendono le belle uve.


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Lettere Virgiliane - Lettere Inglesi e Mia Vita Letteraria
di Saverio Bettinelli
1758 pagine 205

   





Toscana Commedia