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      E queste sue opinioni tenea così saldamente che, per qualunque ragione in contrario gli si potesse addurre, e vecchie amicizie rompeva, e fiere prendeva inimicizie, quando altri da lui dissentiva. Mai non era uscito dalla sua patria, non avea veduto altri stranieri fuor di quelli che o l’udivano senza contrastargli o parlavano con lui d’accordo, con poche persone usava e in poche famiglie, essendosi ritirato e diviso da tutti coloro che non facessero seco una setta e non dichiarassero guerra a tutte le opinioni diverse(68). Voi avreste veduto il conte tutto infiammato in dir queste cose, come se parlasse di qualche offesa ricevuta di fresco. Ma, intanto, che ne dite voi? Non crediate che un tal pedante si trovi solo in Italia, ne ho veduti in ogni paese, ma non gli ho mai veduti senza nausea e senza vivissima compassione inverso le lettere. E non è egli strano, che costoro alzino tribunale e sentenzino talvolta all’infamia chi ha cercata la ragion delle cose e il buon gusto, per molti anni studiando e conversando co’ migliori maestri, e visitando le nazioni con grande spesa ed incomodo, unicamente per ritrovare, come Platone, Pittagora e tanti altri fecero, la verità? Costoro son dessi appunto, de’ quali Tullio diceva che, cercando nelle lor dispute non la forza delle ragioni, ma l’autorità degli scrittori, si mostrano più curiosi di toglier l’uffizio suo naturale al nostro discorso che di voler rintracciare la verità. Ma sapete voi quel ch’io penso? Non è già questa una pigrizia, come credesi, di non voler faticare esaminando le cose, né una persuasione che i vecchi fossero più illuminati, ma ella è piuttosto una vanità congiunta ad invidia: vanità sciocca d’esser saggi stimati col manto indosso d’Aristotele e d’Archimede; invidia puerile per non reputare i contemporanei da più ch’essi non sono, onde possa la loro gloria da questi venire oscurata.


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Lettere Virgiliane - Lettere Inglesi e Mia Vita Letteraria
di Saverio Bettinelli
1758 pagine 205

   





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