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      L’autore, però, supera molto quell’altro in finezza, spiegando il titolo di commedia dato al poema. E chi potrebbe indovinare, per verità, che quel titolo fosse preso da Dante(73) per isfuggire l’invidia, per celarsi quanto potea, e che, per rispetto degli altri poeti stati prima di lui, della latina lingua da lui venerata, quasi per umiltà, chiamarla volesse Commedia(74)? Avete pensato mai che, pubblicando alcuno un poema epico, e leggendolo e facendone copia alla sua nazione in tante città, come fe’ Dante, possa cercar di nascondersi e professi umiltà(75)? Tanto sottile non era il monaco veramente, né seppe dirmi neppur tante belle notizie, come l’altro, a provarmi che le parole di Dante, che paiono a noi rancide, oscure, antiquate, non lo sono altrimenti. E perché? Perché al tempo di Dante s’usavano ed erano toscanissime, e lo conferma con quella di Austericche(76), e tanto peggio per noi se non l’intendiamo oggi, e solo intendiamo quando si dice Austria. Se fossimo nati quattrocent’anni fa, intenderemmo benissimo, e tutto nostro è il torto d’esser nati sì tardi. Amendue, però, gli ho trovati d’accordo su quell’altro punto de’ comentatori e glossatori, che son necessari a Dante, rispondendo essi che, come per Virgilio e per Omero ce ne serviamo, così non dobbiamo ricusarli per Dante(77). Io perdea la pazienza, all’udire sofismi sì manifesti e tanta mala fede nell’evitare il punto. Voler mettere un poeta di lingua vivente, che dee servire ad uso d’una nazione presente, e di scuola e diletto a tutti, in parità d’un greco e d’un latino, che non sono più che pei letterati e studiosi dell’antichità e delle lingue morte, non è questo un gioco?


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Lettere Virgiliane - Lettere Inglesi e Mia Vita Letteraria
di Saverio Bettinelli
1758 pagine 205

   





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