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      L’avrete all’inglese. Bando alla pedanteria e ai pregiudizi nazionali. Il nostro amichevol commercio sia di diletto, non di disputa. Uno de’ grandi argomenti, dite voi, contro sì fatti critici, é lo scandalo che ne nasce nella repubblica letteraria, animandosi l’ardimento degli scrittori a perder la riverenza ai più sacri e venerati monumenti d’antichità e maestri di scuola. Ho udito parecchi dirmi, tra voi, che, nella sostanza, molte volte potrebbe la critica aver ragione, ma che, appunto per questo, deve nascondere quelle macchie, altrimenti non v’è riputazione sicura, per quanto antica e benemerita sia degli studi, se Dante, cioè il padre della poesia e delle lettere italiane, si assaliva con tanto coraggio. Al che io rispondea, e pareami ben rispondere, che, appunto perché era più grande l’autorità di Dante, per questo i suoi difetti erano più da notarsi, per impedirne un contagio sì grande, qual si vedeva ne’ giovani e vecchi poeti imitatori di lui. E quai difetti, diceva io, vorreste voi che si censurassero? Quei, forse, degli autori mediocri, che non han credito e appena vivono una età? I grandi uomini e le loro magagne, sono da criticarsi, se si vuol utilmente servire alle lettere. Imperocché, se ciecamente adoriamo i lor nomi, consacriamo i lor mancamenti, noi passiamo ad imitarli, ed, essendo assai difficile l’arrivare alle loro bellezze, non altro ci rimarrebbe dei grandi autori fuorché l’esempio del male e il difettoso. Questo è un riflesso giustissimo di Voltaire nella sua critica dell’Edipo del gran Cornelio, e il fatto e la verità, la troverete nel vostro paese tra i seguaci di Dante pur troppo evidente.


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Lettere Virgiliane - Lettere Inglesi e Mia Vita Letteraria
di Saverio Bettinelli
1758 pagine 205

   





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