La proporzion delle parti e la loro varietà, la grandezza vera per eccitare la vera ammirazione, la dolcezza e la forza temprate insieme nelle passioni per muovere il cuore, in somma quanto piace ai ben fatti animi e al più degli uomini ben educati, queste ed altre sì fatte prerogative son superiori ad ogni abuso. Per questo sono in venerazione e vi saran sempre Tullio e Virgilio, Omero e Demostene, Livio e Plutarco, perché han contentata la ragione, e lusingato i cuori degli uomini per tanto tempo. Or dunque, se v’ha di tai leggi, dirò così, naturali per giudicar della vera bellezza di questo genere, a che giova difendere tanto Dante, che certissimamente manca a molte di queste nell’economia del poema, nell’invenzione, nelle immagini, nel decoro e nel resto? E, poiché pur ogni critico è infatti disposto a lodare il bel passo del conte Ugolino e tali altri, perché non potrà disapprovare i passi da questo tanto diversi? Accordatevi una volta con voi stessi, italiani miei cari, e mettete d’accordo le nazioni vostre vicine con cedere qualche cosa delle vostre pretensioni irragionevoli, e vedrete che l’Italia per questo non perirà, e che anzi v’acquisterete la gloria di giudici saggi e disappassionati nelle cause di vostro interesse. Avete ragione di pretendere che si abbia rispetto e stima per Dante, perché fu il primo a render la lingua e la poesia veramente sublimi talora, mentre i suoi predecessori non avevano fatto altro che rimare pensieri ordinari con parole barbariche. Eppure in Italia hanno avuto ed hanno ancor oggi del credito e degl’imitatori, non so per quale influsso incredibile del vostro cielo.
| |
Tullio Virgilio Omero Demostene Livio Plutarco Dante Ugolino Italia Dante Italia
|