Ma, e per questo? Dopo aver renduta giustizia all’autore e all’ingegno di lui, dopo aver gustate e studiate le belle cose da lui lasciate, dopo averlo canonizzato malgrado i suoi gran difetti, bisogna poi
anche giustamente riprendere i suoi difetti malgrado la canonizzazione, e non imitarlo in tutto e non voler esser dantesco senza esame, siccome nessuno vuol più pitture di Cimabue, archibugi a ruota, né vestir col cappuccio, né seguire tanti usi, perché furono dagli antichi in rozzi tempi avuti per buoni.
Io era giunto infin qua scrivendovi, quando mi vien recato un vostro piego, e un de’ libercoli del vostro paese, che voi mi mandate per non aver altro di meglio. Ma sapete voi che di meglio mandarvi non potevate? Tutto a proposito dell’argomento che noi trattiamo, ci trovo(89) che Dante, se oggi vivesse, non altro poema, né d’altro stile l’avrebbe fatto da quel che egli fece. Oh il bell’ingegno, oh lo spirito filosofico che dev’essere codesto scrittore di sì nuovo pensiero! Ah se vivesse il mio Swift, che figura non farebbe fargli nel suo famoso trattato(90) Dell’arte dello sprofondarsi in poesia? Non saprei tradurvi meglio quel titolo, che un francese ha indebolito al solito dicendo Du profond poétique, e un altro francese ha volto un po’ meglio così Art de plonger en poesie. Deh fatemi conoscere questo mostro di scienza conghietturale o d’astrologia, che voglio dimandargli cosa avrebbe mangiato Dante, come avrebbe vestito, quai libri letto, quali studi fatto, quali autori e maestri tenuti in pregio, e, andando alla guerra, di che armi, di quali fortificazioni, si sarebbe servito, qual musica avrebbe gustata per chiesa e per teatro, e soprattutto vorrei sapere di che avrebbe fatto uso in vece della china nelle terzane, e in vece dell’ippecacuana, del legno santo ecc., in altri mali.
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