Perché, siccome voi e io saremmo da riprender, se noi a’ nostri figliuoli facessimo il tedesco linguaggio imprendere più tosto che il nostro, così medesimamente si potrebbe per avventura dire che biasimo meritasse colui il quale vuole innanzi con la lingua degli altri secoli scrivere che con quella del suo».
LETTERA DECIMA
Un altro reato gravissimo degli scrittori italiani, quando ardiscono discoprire i difetti dei loro compatrioti, è quello di ribellarsi contro la patria, e insieme di dar coraggio alle nazioni straniere di criticare l’Italia e gl’italiani. Oh questa volta hanno ragione! Un buon cittadino deve sempre tener per la patria, anche dove conosca difetto e danno. Il vero amor della patria consiste appunto in questo, di lodare e di proteggere il male, poiché il bene tutti il sanno approvare e vedere. Quello sì, quello è buon patriota, che disapprova tutte le cose straniere, e a tutte le altre nazioni preferisce sempre la sua. Non si deve uscir dal suo paese, per non imparar le arti e le industrie che fioriscono tra gli altri; perché è disonore il farsi scolaro d’altrui, mentre ognuno deve imparare da noi che siamo poi quel che siamo, cioè un popolo privilegiato dalla natura, superiore a tutti e di tutti modello.
Io, solamente, ho contro di queste massime una piccola difficoltà, che vi prego, e tutti prego i vostri politici, di volere sciormi. Questa è, che io sento le stesse massime generalmente spacciarsi in ogni nazione, e che trovo ognuna di queste pretendere alla gloria di superare e soggiogare le altre.
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Italia
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