Or diventate un poco, se potete, neutrale, e ditemi chi ha più ragione, e se dobbiamo al francese, al tedesco, e allo spagnuolo, che lo pretende più di tutti, assoggettarci e cedere la maggioranza. V’avverto che abbiamo a fare con gente ostinata, e con radicate opinioni, e con ogni classe di gente, perché non il popolo solo, ma le gran cariche e i gran filosofi e i titoli grandi, tutto è pieno di questa intima persuasione. Levatene fuor solamente quei pochi che sono stati ad esaminare le cose su i luoghi, viaggiando e convivendo con le altre nazioni, e pochi altri, io ho trovata l’istessa idea dappertutto. Non siam noi soli inglesi, che facciamo a tutti gli stranieri l’onore di chiamarli «can francese»(94), perché non sono vestiti come noi e non hanno la nostra fisonomia, onde gli prendiam per francesi, che è la nazione che più cordialmente detestiamo, ma tutte le altre hanno, a un di presso, la stessa cordialità per le loro vicine principalmente, benché non ne diano sì aperti segni come il libero inglese. Parliamo un poco dei letterati, per veder se gl’italiani hanno ragione di censurare chi dice la verità come traditor della patria.
Rido di cuore ogni volta ch’io leggo il giudizio de’ francesi sopra gli autori italiani, dopo che questi ho letti e ho studiati quanto sapete. L’opinion generale in Francia si è che la vostra lingua(95) sia molle, effemminata, né possa esprimere cose alte e grandi. La dicono fatta per l’amore, la chiamano lingua badina, la lasciano alle lor donne come un vezzo e una moda sin dal tempo in che Bouhours, St. Evremond, Rapin, Fontenelle e, sopra tutti, Boileau han detto e ridetto, quasi echeggiando l’un con l’altro, che gl’italiani amano i bisticci, i concetti, gli acumi, les pointes et les jeux de mots, tutta la Francia ha questa idea del vostro comporre, e la tiene per verità irrefragabile.
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