«Ma», diceva io ad un di questi seguaci del marchese Maffei, ma lontano dal lui merito «e perché dunque odiate tanto i francesi?» «Perché?» rispondeva «perché sprezzano gl’italiani». «Ma voi dunque», ripigliava io «voi siete obbligato a leggere i loro autori, a saper bene la loro lingua. La sapete voi?...» «Dio me ne guardi,» ei replicò «e perché mai debbo sapere una lingua barbara?» «Per non farvi ridicolo,» dissi io subito «cadendo in quel difetto del qual tacciate tanto i francesi. Ma perdonatemi,» seguiva io «ma perché, prima di criticarli non li leggete, almen per saper ben criticarli? E non vedete che vi private d’una parte del mondo per sol vostro danno, e che, non conoscendola, dovete tacer per lo meglio? O tacete dunque, oppur siate amico di voi stesso, cercate il vostro piacere, e cercatelo ovunque si trova, anche in terra nemica. Abbiamo tanta scarsezza di piaceri dell’anima, che mi par cosa pazza il volercene per istoltezza privare. Non vi parrebbe ridicolo un viaggiatore, che sempre girasse intorno ad una provincia potendo vederne tante altre e godere la varietà dei costumi, dei genii, degli abiti, e potendo parlarne di vista, ch’è il premio d’ogni viaggiatore? E voi, che girate nella gran repubblica delle lettere, e perché vi tenete voi sempre in un angolo e intorno al vostro italiano confine? Nella geografia voi cercate pur anche fuori d’Italia di conoscer l’Europa, e uscite d’Europa per conoscere il globo, riconoscendol tutto per vostro, come abitatore di quello, e della specie medesima degli altri abitatori?
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