Mi ricordo che un bell’umore a Venezia, quando erano in voga le Storie naturali civili militari di questa e di quella o provincia o città, per imitazione di alcune uscite in Francia di simil gusto, volea pubblicare un manifesto d’associazione per un’opera nuova, il cui titolo era: «Istoria naturale civile politica militare e letteraria del campanile di S. Marco, in sei tomi in foglio reale, coi documenti autografi, e coi rami e tavole e piante de’ luoghi, delle fabbriche, de’ confini, e con dieci indici copiosissimi geografici, genealogici, cronologici, ecc.».
In somma, miei cari italiani, è ben difficile incontrare tra voi il genio di tutti, come è difficile in ogni paese, ma lo è un poco più nel vostro. E pur non è già che manchino i gran talenti e i sovrani ingegni, capaci di dar legge e norma nelle provincie d’Italia, no certamente. La natura è per tutto la stessa, e, se i climi han pur qualche influsso nella produzion de’ buoni cervelli come de’ frutti più saporosi, l’Italia deve abbondarne. Ma torniam sempre a quella ragion cardinale(98). Questi sono tra voi lontani l’uno dall’altro, dispersi, solitari, lasciati a se stessi e al lor proprio modo di pensare, ed occupati in oggetti diversi. Or l’uomo è più dotto (persuadiamoci bene di questo), l’uomo è più dotto perché ha più idee, queste ci vengono dalla lettura e dalla conversazione, e furon bene rassomigliate all’aria, che si respira senza avvedersene, al sole che colorisce le carni insensibilmente standovi esposte. Chi è privato di quest’aria e di questo sole, non ha né il respiro, né il colore degli altri.
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