Non è questo un violar le leggi più rigide dell’Alcorano, come sarebbe tra noi cristiani mettere a nostro aiuto nella chiesa una coda di cavallo, ch’è lo stendardo dei turchi? Il mago adopra i suoi incantesimi su quella immagine per farla amica del turco contro a’ cristiani. Che profanazione e che inverisimiglianza è mai questa, in un poema cristiano! Un sì bel ritrovato produce la disgrazia d’Olindo e di Sofronia, e questo è un episodio pieno di bellezze poetiche, ma pieno ancor di difetto, perché è un pezzo isolato, non legato cogli altri, fuori d’architettura, quindi inutile all’edifizio del poema, in cui non se ne parla mai più. Manco male, però. Peggio assai sta la fabbrica per que’ pezzi d’architettura, che minaccian rovina, e sfasciano tutta la macchina per una non sol disproporzione, ma opposizione al tutto. Come mai un uomo allevato nella fede cristiana e prevenuto sì fortemente contro l’idolatria dalla sua religione può veder senza nausea dieci principi cristiani trasmutati in pesci da Armida, per incanto e per poter de’ suoi demoni? Ha imitato le metamorfosi di Circe, è vero, ma il poeta, il poema, i lettori, sono cristiani. E il mago cristiano che libera Rinaldo dai maghi munsulmani? Che ne dite? La forza divina ch’è nella vera fede, non è ella schernita, in mezzo alle magìe ch’ella detesta, ch’ella distrugge e fa tornar vane? Lascio le canzonette che canta il pappagallo, e lascio le altre minori, che veramente deformano sì bella poesia. Ma ci vuol altro che allegorie per giustificarle.
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