Buon giudizio vi vuole per non cadervi, e per saper dire ai giovani che il Tasso è grand’uomo, e che molto più devon temere i suoi difetti que’ che non sono grand’uomini. Oh se Omero, Virgilio, e Tasso non aveano quello stile, guai alla lor fama! Avvicinate gli antichi tanto adorati, e ditemi qual differenza trovate tra la verga magica dell’Ariosto, co’ draghi, co’ giganti suoi, e quella d’Omero coi lestrigoni ed i ciclopi, tra le arpie di Virgilio, e l’ippogrifo, tra le foglie dell’albero cambiate in vascelli, e i vascelli cambiati in ninfe, tra i parlanti tripodi e la grotta di Merlino, ecc. Andiam dunque adagio prima di condannare tutti i moderni.
Noi condanniamo più francamente Milton, appunto perché più lo stimiamo, e perché più facilmente può corrompere il buon gusto e l’idee della gioventù. Egli è caduto come il Tasso, mescolando il sacro e il profano, l’idolatria e l’Evangelio, la favola e il cristianesimo. Ma nella stravaganza ha superato il Tasso: il gran palagio ch’ei fabbrica ai diavoli d’ordine dorico e con la cupola d’oro è sì stravagante pensiero, che nol può vincere se non quell’altro, più stravagante, di fare il popolo de’ demoni pigmeo, perché possa capire in quel palazzo, come se gli mancassero materiali per farlo più grande e capace di tutto l’inferno nobile insieme e plebeo. Le dispute della Morte e di Satanasso, il ponte fabbricato dalla Morte e dal Peccato, il paradiso dei pazzi, san Pietro alla picciola porta del cielo; e, più di tutto, la guerra degli Angioli, che strappano boschi e montagne per fracassare i nemici con esse; l’artiglieria scaricata a cannonare un esercito di spiriti; son cose veramente più atte ad una burlesca poesia, che a una tanto sublime, quanto un sì grave poema richiede.
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