Io le condanno apertamente, benché inglese, e le condanna meco la nazione, quantunque uomini di gran credito abbiano assottigliato l’ingegno per giustificarle, come fecero il signor Addisson e il conte di Roscomon, che son ben due cervelli e ben altri campioni che codesti vostri difensori del Tasso o di Dante. Ma non essi per tutto questo né altri mai faran divenir buon ciò che è contro ragione e buon gusto. Almen, però, noi non abbiamo chiamate le allegorie in aiuto, come i vostri per Dante principalmente, pel Tasso, pel Marini: che è, credetemi, l’invenzione la più puerile e la più ridicola che possa darsi in capo umano; e, se alcuno dei nostri l’ha fatto (perché, chi può farsi mallevadore di tante teste?) almen siate certo, che sarà eternamente ridicolo tra noi. Mi sembran, tutti costoro, niente men pazzi di quel buon prete(110) fiammingo (emulo del padre Arduino(111)) che trovò nell’Iliade d’Omero tutta la religione cristiana, nel sacco di Troia la distruzione di Gerusalemme, e poi, passo passo, la decadenza del clero, gli errori degli eretici, e la venuta dell’Anticristo, e, perché non amava punto gli olandesi e i luterani, vide quelli rappresentati nelle arpie, questi nei lotofagi. Ma tre autori del partito contrario, due anglicani e uno olandese, non vollero cedere questa gloria a un cattolico, e quelli han veduto nelle guerre della Iliade quelle del popolo d’Israele contro de’ cananei, raccontate sotto nome d’eroi greci e trasportate di Palestina in Frigia; il terzo(112) ha trovato nell’Odissea, correndo a traverso di tanti mari con Ulisse, il viaggio degl’israeliti pel deserto.
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