Io potrei citarvi, se non vi dispiacesse, alcuni di questi Orazi in Inghilterra, in Francia, ed in Germania di questi giorni. Il tedesco Haller(126) e il tedesco Gesnero(127) e il barone Canitz, che traduconsi anche in Italia, ponno ben mettersi al pari di Pope, di Addisson e di Racine il giovane, di Rousseau, di Bernis e di quell’altro francese che non nomino, perché tutti il nominerebbono, il qual, se molto somiglia Orazio dal buon lato, troppo più lo somiglia dall’altro. Mi son venuti alla mano anche in Italia de’ poeti filosofi e morali, nol niego, ma senza eleganza comunemente e senza sapore, perché è difficile assai unire al solido e grave della filosofia l’ameno e il colorito della poesia. Il più spesso, poesie freddamente amorose, che sapete quanto mi facean rabbia e sdegno, poesie di raccolte e di cerimonia, oppur poesie bernesche. Sol dopo che s’introdussero più generalmente i poemi in verso sciolto, parve che si promettesse qualche gusto di quella poesia che io dimando, e Dio voglia che le persecuzioni italiane, mosse tosto ed avvampate contro questi poeti di buona intenzione e di sapor vero, gli lascino in pace. Al certo, v’ha gran bisogno di ristorare la poesia italiana, e penso che gioverebbe il riformare severamente la poesia bernesca, o almen tagliarne alcun ramo più inutile; tra i quali mi par doversi notare que’ componimenti e quelle stanze in lingua rustica fiorentina e toscana, che, nel mio soggiorno a Venezia, ho vedute in gran credito, pregiandosi i primi verseggiatori di scrivere con lo stile de’ montanari e de’ bifolchi toscani, come d’un ornamento vezzoso di poesia.
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