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      Eccovela da me tradotta, perché non avrete il suo libro assai raro, e perché, scrivendo italiano, mi pare il francese fuor di proposito. Io la tradussi così per mio esercizio(128).
      «Propriamente parlando, noi francesi non abbiam poesia, né possiamo averne giammai, perché non può stare la poesia senza immagini e senza armonia. Ora, il carattere musicale che deve aver per essenza, vien tolto alla nostra dal meccanismo del nostro verso; e l’indole della nostra lingua, piena di parole proprie, sprovveduta di figurate, atta all’analisi e incapace d’entusiasmo, toglie alla poesia quei suoni pittorici, ond’ella dovrebbe far risentire l’orecchio e l’anima.
      Gli stranieri, di fatto, che son beati leggendo Virgilio e Omero, leggono i nostri migliori versi con tedio. Pregian essi Cornelio e Racine, come ingegni eccellenti nell’arte di muovere le passioni con la sola forza del vero, ma non come poeti: molto più gli avrebbero in pregio, se fossero esenti da quel ritornello de’ medesimi suoni, il vizio dei quali, se con altre bellezze vien talor ricoperto, presto risorge con molta noia.
      La Francia medesima comincia a capire quanto è inutile il coltivare un’arte, che il nostro naturale, freddo benché giocoso, la nostra inclinazione all’imitare, or la riverenza superstiziosa verso gli esempi de’ gran modelli, la timidità della nostra lingua, l’impossibilità di correggerla per cagione dell’accademia, condannano ad una eterna mediocrità. La rima, un tempo, ci lusingava gli orecchi, oggi gli stanca, il verseggiare altre volte era un talento, oggi è un mestiere.


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Lettere Virgiliane - Lettere Inglesi e Mia Vita Letteraria
di Saverio Bettinelli
1758 pagine 205

   





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