E queste dimostrazioni di cordialità principiarono dal giorno che morì suo genero il muratore. La cosa è molto strana, e fuori del naturale. Antonio medesimo, che sa di non avere alcun titolo a questo trattamento, ne fa le più alte meraviglie, e conchiude che ciò non può essere altro che un effetto della bontà straordinaria di Tribolo. Costui gli disse un giorno, dopo averlo regalato di rosolio: Caro Antonio, se io fossi in grado, vorrei darvi qualche soccorso, perchè siete un uomo dabbene, e perchè le vostre disgrazie mi destano compassione. Ma io sono povero quasi come voi, e non posso donare agli altri quello che basta appena per me. Nondimeno le mie finanze mi permettono d'imprestarvi un pajo di talleri, senza un centesimo d'interesse, e dandovi tutto il tempo che vorrete per farmene la restituzione. Eccovi le due monete, che vi prego di accettare. Antonio restò commosso a questo tratto di amicizia, ma rispose che ne avrebbe approffittato nel solo caso di un'estrema necessità. La maggior parte dei bisognosi, a cui si offrissero danari in prestito, accetterebbero sul momento senza pensare al come poterli restituire. Costoro tirerebbero in lungo il debito fino all'infinito, colla scusa sincera della propria impotenza a pagare, o coll'audace pretesto che essi non avevano già domandato di farsi debitori. Antonio avrebbe accettato un'elemosina, ma pensava che un prestito gli avrebbe turbata la quiete e levato il sonno. Dopo alcuni giorni accadde che sua figlia si ammalò in conseguenza del troppo lavoro, e dell'affanno sofferto per la morte del marito.
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