Non vi era nč fuoco nč cibo di sorta. I due fanciulli non erano andati quel giorno alla scuola infantile per la molta neve caduta e per le loro scarpe estremamente sdruscite. Laonde avevano perduta la solita minestra dello stabilimento, e piangevano di fame. La madre, che pativa per sč medesima e per essi, procurava di consolarli, dicendo loro che la provvidenza non avrebbe tardato a venire. La provvidenza era il nonno Antonio, che fino dal mattino lavorava a sgombrare le strade della neve per guadagnarsi una lira dal Municipio. Cecilia stette seduta alquanto in un angolo, col cuore angosciato e col capo nascosto in grembo. Quivi si levō improvvisamente, e disparve della camera. Quando rientrō, dopo cinque minuti, parve lieta ed espansiva, fece coraggio alla madre, baciō i fratellini, e disse che il domani le cose sarebbero andate meglio. Questo buon umore non durō che pochi istanti per dar luogo al pių tristo abbattimento. La fanciulla impallidė, ricadde nel silenzio e, grado grado, passō dai sospiri al pianto. La madre, stupefatta ed inquieta di tale contegno, si fece ad interrogarla ora con dolce ed ora con severa insistenza, e venne a sapere la veritā. Cecilia, nella sua disperazione, era corsa da Tribolo per dirgli che il giorno vegnente si sarebbe venduta all'uomo che la chiedeva. Qui ebbe luogo tra la madre e la figlia una scena delle pių commoventi. Nč l'una nč l'altra non avevano pių fame nč freddo, ma strettamente abbracciate piangevano quelle lacrime sante che il pentimento di un obbrobrioso consiglio, l'idea della virtų in pericolo, e l'orrore di una colpa non ancora consumata fanno versare alle anime buone.
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