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      - È strano davvero il contegno di Antonio, diceva Tribolo con una certa inquietudine. Ricusare un regalo prezioso, un bicchiere di vino squisito, egli che non ne beve mai di nessuna sorta! Che ragione può avere per usarmi ora questo dispregio, mentre è sempre stato umile e garbato con me, ed ha gradito infinitamente i miei bicchierini di rosolio? Che avesse scoperto il nostro secreto? Che Cecilia si fosse lasciata indovinare? No, no, è più probabile che essa gli abbia parlato dei due talleri, di cui ho finto di volere quanto prima la restituzione. Scommetterei che il fatto sta appunto così. Il vecchio mi terrà il broncio per quella mia intenzione.
      Antonio si era diretto verso il centro della città, tormentato fieramente nell'anima e nel corpo. Dopo aver lavorato tutto il giorno in mezzo alla neve, camminava la notte sopra un suolo sdrucciolevole, coi piedi gonfi dal freddo e dalla stanchezza, portando un peso sulle spalle, e sbocconcellando per tutto ristoro un pezzo di pane nero ed asciutto. Il suo stato morale era ben più doloroso ancora. Sebbene facesse pompa di buon umore e di coraggio in famiglia, aveva dentro di sè la tristezza e l'affanno, che non sempre riusciva a padroneggiare quando era solo. L'agguato teso a Cecilia, e l'idea che potesse rinnovarsi il pericolo corso, e trovarla più debole e disposta a soccombere, mettevano il colmo alle sue afflizioni e davano dei fieri crolli alla sua paziente e rassegnata natura. - Io sono indurato ai patimenti della miseria, pensava egli tentennando sotto il carico dello strumento, ma tutti gli eccessi finiscono collo stancare.


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Tre racconti sentimentali
di Paolo Bettoni
Borroni e Scotti Milano
1855 pagine 106

   





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