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      r indovinare la cosa. Domani poi capirete tutto chiaramente.
      Antonio si fermò dinanzi ad un modesto caffè nella contrada del Broletto, vi fece udire due suonate, e poscia entrò a fare la questua. Bisogna che io noti che il pover uomo suonava assai male, ad onta della sua presunzione e dei suggerimenti datigli dal proprietario dello strumento. Fosse il braccio intirizzito dal freddo, o partecipe dell'interna convulsione, il fatto sta che il manubrio andava celere e lento tutt'insieme, e produceva una tiritera di suoni affatto incomposti. E così era accaduto in tutti i luoghi dove aveva fino allora fatto posta. Nessuno però badava a quell'inconveniente, e chi era ben disposto gli dava tant'e tanto il suo obolo. Anzi vi furono alcuni che glielo diedero appunto per aver badato a quell'inconveniente; senza di che non si sarebbero incomodati. Costoro nel metter mano alla borsa dissero ciascuno alla sua volta: Pigliate, ma col patto di non suonare più oltre. Gente burlona, o dotata di un'estrema irritabilità musico-nervosa. Antonio aveva già radunato circa sedici soldi, e si prometteva di aumentare ben bene la somma allorquando suonerebbe dinanzi ai caffè sontuosi e popolati di signori. Egli arriva ad uno di questi, ma lo passa via perchè sente che non ardirebbe di entrare in una magnifica sala ornata di specchi, di dipinti e di dorature, e rischiarata splendidamente dal gas. La stessa soggezione lo prende dinanzi al secondo ed al terzo caffè, dove pensa che tremerebbe soltanto nello spingere le imposte, per paura di rompere i grandi cristalli che vi stanno incastrati.


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Tre racconti sentimentali
di Paolo Bettoni
Borroni e Scotti Milano
1855 pagine 106

   





Broletto Pigliate Antonio