- Voi mi sembrate un suonatore novizio, gli disse il giovane con un fare confidente e con un tuono di voce che mette i piccoli a loro agio e li anima alle risposte. Io non vi ho mai veduto entrare in questo caffè.
- Signore, rispose Antonio commosso dalla degnazione e dalla benignità di quella domanda, io suono per la prima volta, e forse per l'ultima in vita mia. Lo strumento mi fu prestato da chi per ora non può adoperarlo, ed io cerco questa sera di farne mio profitto nelle dure angustie in cui mi trovo colla mia famiglia.
- Voi avete una famiglia che patisce e che spera nel prodotto della vostra musica?
- È una sorpresa che io preparo a' miei poveri tribolati. Essi non sanno che al presente io giro per la città, onde radunare un po' di danaro a loro sollievo.
- Quanto avete raccolto finora?
- Più di venti soldi, e non ho per anco finito. Tra il guadagno del suonare e quello dell'accumular neve, posso dire d'aver fatto oggi una buona giornata.
- Voi avete anche lavorato a nettar le strade, voi così vecchio e mal fermo sulle gambe! Ditemi, la vostra famiglia è numerosa?
- Io ho una figlia vedova e madre di tre creature, una delle quali, ragazza di sedici anni, ci fu insidiata e andò a pericolo di perdere la sua virtù. E stato un avvenimento per cui ho l'animo ancora tutto sconvolto.
- Voi mi presentate l'aspetto di un uomo dabbene. Lo siete veramente?
- Signore, io non posso negarlo nè affermarlo. Dirò soltanto che io procuro di non far male a nessuno.
- Dove state di casa?
- Vicino alla Piazza Castello.
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Antonio Piazza Castello
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