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      - Andiamo. Io voglio conoscere la vostra famiglia, e accertarmi della sincerità delle vostre parole. Se voi non mi avete mentito, io vi regalerò come non lo fu mai nessun suonatore di organetto.
      Il giovane si levò risolutamente, ed uscì della bottega. Antonio gli tenne dietro, parendogli di sognare. Preso lo strumento che stava di fuori, si avviarono verso la Piazza Castello, continuando a discorrere quando non lo impediva l'incontro della gente e la difficoltà del cammino. Era cosa molto strana che un giovane signore vestito con eleganza attraversasse la città accompagnato da un miserabile suonatore di organetto, e parlando con lui affabilmente senza impedimento di umani riguardi. No, no, gli umani riguardi e le precauzioni si adoperano da chi segue un lenone, guidatore prezzolato, a qualche misteriosa e facile conquista. Il giovane signore seguiva invece un onesto vecchio nella persuasione che lo conducesse al soggiorno della miseria virtuosa, che egli si proponeva di consolare. Gli animi ben fatti, quando sono posseduti dalla gioja, si sentono doppiamente inclinati alla beneficenza, e bramano di darne prove con qualche atto nuovo e straordinario. Ecco perchè il giovane volle recarsi egli stesso a vedere la famiglia di Antonio, dietro la favorevole opinione che questi gli aveva inspirata. Quando entrò nel brutto viottolo plebeo, mal rischiarato e quasi impraticabile per la neve che lo ingombrava, egli provò una specie di pauroso disgusto, che andò crescendo allorchè pose il piede nella casaccia che abbiamo descritta.


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Tre racconti sentimentali
di Paolo Bettoni
Borroni e Scotti Milano
1855 pagine 106

   





Piazza Castello Antonio Antonio