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      Un tale trattamento è preferibile pur sempre al digiuno e alla stazione sotto la cappa dei cielo. Fortunatamente che vicino al male si trova il bene, e l'assioma si manifestò vero per la millionesima volta. Noi avemmo un compenso al nostro disagio. Mentre stavamo in cucina affrontando il gramo pasto, e pensando al giaciglio ancor più gramo da affrontarsi dappoi, ecco nella camera attigua un violino e un contrabasso che principiano a stridere confusamente colla buona intenzione di montarsi al medesimo diapason. Erano come due amici che gridano e contrastano più in apparenza che in sostanza, per fare quindi la pace e camminare d'accordo nella stessa faccenda. A questo miagolio disarmonioso tenne dietro una monferina tutta brìo da mettere in gongolo un piagnone, e snodare le gambe d'un paralitico. Potenza degli Dei, sarebbe mai vero che qui succede una festa da ballo? Era vero come il magro pasto che avevamo finito, e come il duro letto che ci aspettava. Noi balzammo in piedi, e il passare dalla cucina al teatro delle danze fu un volo. Quattro coppie di ballerini erano già in moto, e il sesso forte sgambettava e faceva salti da dare il capo nel solajo. Altri giovinetti e altre forosette sopraggiungevano mano mano finchè la camera fu piena. Quel giorno si era fatto uno sposalizio, e l'oste aveva prestato il locale per la celebrazione di una festa in onore di Tersicore montanina. I due orfei stavano sopra l'eminenza di una tavola collocata in un angolo, e di là diffondevano torrenti d'armonia, frase che io tolgo in prestito da una gazzetta teatrale.


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Tre racconti sentimentali
di Paolo Bettoni
Borroni e Scotti Milano
1855 pagine 106

   





Tersicore