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      Ad onta di ciò, suo padre non cessava di carezzarlo e di compiacerlo in ogni desiderio. Qualche rara volta gli volgeva un'ammonizione od un consiglio, che tanto valeva come il farne risparmio. Pare impossibile che un uomo di senno su tutto il resto, fosse poi così imbecille su questo particolare. Eppure se vi è cosa importante nella quale si debba adoperare il proprio senno, è appunto nell'allevar bene i figli. Non è egli vero, signore?
      Anzi verissimo, e questo conte al quale voi attribuite del senno, io penso che non ne avesse punto se non vedeva, o vedendoli, non correggeva i cattivi andamenti di suo figlio.
      Mi rincresce che vostra signoria abbia tirato questa sfavorevole conseguenza, che d'altronde potrebbe essere giusta in generale. Io però debbo credere che il signor conte fosse debole e inavveduto come padre soltanto, perchè considerato come uomo, io ho mille prove del suo retto giudizio. E poi, come dice il nostro dottore, vi sono dei misteri e delle contraddizioni inesplicabili nella condotta e nelle affezioni degli uomini.
      Bravo il vostro dottore, e bravo anche voi che ripetete la sua giusta osservazione. Andate avanti.
      Il conte aveva tolta di collegio e presa in casa sua nipote orfana, colla mira di maritarla un giorno a suo figlio, che viaggiava allora per divertimento in Inghilterra ed in Francia. Questa giovane era piena di bellezza, di grazia e di bontà, e credo che sulla terra non vi fosse una creatura più perfetta di lei. Donna Ernestina (la chiamavano così) non aveva più veduto il cugino dal giorno che ora entrata in collegio a undici anni, e ne contava allora diciotto compiti.


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Tre racconti sentimentali
di Paolo Bettoni
Borroni e Scotti Milano
1855 pagine 106

   





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