Il contino non badò più alla cugina, e tutti i suoi pensieri furono rivolti alla Flora. Il padre non sapeva nulla di questa tresca, e vanamente andava sollecitando il figlio perchè si disponesse al divisato matrimonio. Dopo avere con varj pretesti menato la cosa per le lunghe, il contino dichiarò che non amava la cugina, e che ricusava di sposarla. Il padre montò sulle furie, e fu quella l'unica volta che io lo vidi seriamente in opposizione col figlio. Ma era troppo tardi per destarsi e far valere la sua autorità. Anche in questa occasione egli dovette cedere e sacrificare le proprie speranze. Donna Ernestina volle andare a nascondere in un monastero il suo infelice amore e l'umiliazione di vedersi rifiutata. Lo zio tentò indarno di distoglierla da tale proponimento, e di confortarla colla promessa che le avrebbe trovato un altro e più splendido partito. La povera signorina fu inconsolabile, e molte volte io la sorpresi che sospirava e aveva gli occhi rossi dal pianto. Ferma nel suo divisamento, essa entrò nel monastero della Visitazione, vi prese l'abito e pronunziò i voti delle suore professe. Certamente la è una bella cosa il consacrarsi a Dio, ma io avrei desiderato che donna Ernestina si fosse data pace del suo mal collocato amore per accenderne un altro più degno di lei, che era fatta per formare la felicità di qualunque uomo egregio. Il disperarsi poi e l'abbandonare il mondo a cagione di un poco di buono, è stata una stravaganza che io non le ho mai perdonata. È ben vero che dopo qualche anno diventò abbadessa del convento, ma io ripeto, che avrebbe fatto meglio a diventare sposa di un signore virtuoso, e madre di cinque o sei figli che somigliassero ai genitori.
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