Dico io bene, signor mio?
Dite benissimo, maestro Giacomo. Le belle e savie fanciulle devono maritarsi e procreare dei figliuoli per adempire ai voti della natura, ed ai bisogni della società. Vadano nei monasteri le difettose di corpo, e quelle che per vocazione speciale sono chiamate alla vita ritirata e contemplativa.
Ho piacere che siamo d'accordo nella massima. L'anno medesimo della monacazione di donna Ernestina venne a morire il conte Roberto per un attacco violento di podagra alla quale era soggetto da qualche tempo. Per amore della verità debbo dire che, durante la sua malattia, il contino mostrò tutte le sollecitudini di un figlio affettuoso. Per quindici o venti giorni egli fece tregua colle sue sregolatezze. Poche volte usciva di casa onde rimanere presso il letto del padre, dando segni di tristezza quando il male imperversava, e rallegrandosi quando appariva qualche indizio di miglioramento. Questa dimostrazione d'amore figliale voglio credere che fosse sincera, e avrà servito a confortare gli ultimi giorni del vecchio conte, il quale spirò fra le braccia di lui, che lo pianse amaramente. Ciò mi conferma nella credenza che non avesse un cuore cattivo, e di più sono persuaso che in quella occasione egli si sarebbe convertito al bene, se invece del cavaliere avesse avuto per amico un uomo di proposito da consigliarlo saviamente. Ma dominato da quel pessimo arnese, non che convertirsi, andò sempre più ingolfandosi nel vizio. Anche il trovarsi padrone di una ricca sostanza e libero dalla soggezione paterna contribuì non poco a fargli rompere il freno alle sue voglie.
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Giacomo Ernestina Roberto
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