Il lusso, il giuoco, le orgie e le donne fecero un gran guasto nella sua fortuna. La sola Flora gli cavò di mano la bontà di venti e più mila scudi, la qual somma io non ho scrupolo di dire che venne divisa col cavaliere. Costui aveva poi altre frodi e gherminelle per estorcere danaro dal suo zimbello. Per esempio lo barava al giuoco, andava d'accordo cogli usurai e coi fornitori di generi per giuntarlo, e fingeva bisogni e disgrazie onde mettere a contribuzione la sua liberalità. La casa del contino era il convegno di tutti i buontemponi e gli scapati della città. Ivi succedevano canti, suoni, feste da ballo, splendide cene, ed ogni sorta di divertimenti più o meno sbrigliati. La si figuri che spese rovinose per andare innanzi con queste corti bandite. Al contrario degli altri servitori, io non era ben veduto dal contino, perchè col mio silenzio e colla mia serietà io disapprovava la sua brutta e scandalosa maniera di vivere. Una sera lo incontrai che montava lo scalone colla persona in disordine e barcollando per ubbriachezza. Viva il cielo, egli avrà bevuto dello Sciampagna o del Lacrimacristi, ma era ubbriaco nientemeno di un plebeo che avesse bevuto del vino a dodici soldi ai boccale. Quello spettacolo vergognoso mi fece torcere lo sguardo e brontolare qualche parola di disgusto, che per mala sorte venne da lui intesa. Chiamatomi da vicino, mi disse due o tre parolacce poco degne della sua nobiltà, e poi mi congedò con un urtone, molto men degno ancora. Io perdetti l'equilibrio e caddi a rotolone giù per la gradinata.
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Flora Sciampagna Lacrimacristi
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