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      In quanto alla gamba rotta, io gli ho già perdonato da un pezzo, e non me ne ricordo più. Circa il fargli del bene, io non sono in grado di dar molto, ma pure di quando in quando gli do un pajo di fiorini, o presso a poco. Inoltre gli aggiusto le scarpe rotte, e gliene regalo un pajo di nuove a Pasqua e a Natale. È un tributo che io gli pago in riguardo alla memoria del suo buon padre. Per lui medesimo è poco degno di essere beneficato, ma forse otterrebbe egualmente il mio piccolo beneficio. Se si dovessero soccorrere soltanto quelli che meritano, una gran parte dei bisognosi morrebbero di fame. Il conte è infelice, e tanto basta. La sua indifferenza potrebbe essere studiata per non dare altrui lo spettacolo della sua tristezza, e per parere un filosofo che sa portare in pace l'avversità. Quando si trova solo nelle sue squallide camere, deve pensare, voglia o non voglia, alla sua misera condizione. Egli deve confrontare il passato col presente, e, viva il cielo, non si scappa ai tormenti di questo paragone. Sicchè io lo compiango, e lo ajuto come posso. Quando poi lo vedo all'osteria con quelle sucide carte in mano giuocare colla gentaglia, io dico fra me per cacciare la stizza, che egli ha la testa matta, o che si comporta così a fine di stordirsi sui proprj mali.
      E come avete cominciato a beneficarlo? La vostra carità è domandata o spontanea?
      Ecco qua il fatto. Un giorno egli venne a chiedermi in prestito otto lire, dicendo che me le avrebbe restituite alla fine del mese. Passato questo tempo, egli ricomparve, non già per fare la restituzione, ma per domandarmi un'altra piccola somma, aggiungendo che mi avrebbe rimborsato il tutto entro la settimana.


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Tre racconti sentimentali
di Paolo Bettoni
Borroni e Scotti Milano
1855 pagine 106

   





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